L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989
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PRIMA DELLA NOTTE

Tutto s’acqueta.
Gli ultimi passeri cinguettano l’arrivederci,
i primi grilli si odono in lontananza.
Sento l’eco di un cane che abbaia in fondo alla via.
Poi, silenzio.
Il fresco dell’aria s’adagia sulla pelle.
Respirano serene le narici accaldate.
S’accende la debole fiamma del cerino
E lo stoppino della candela
Arde sul tavolo d’un delicato scoppiettio.
Un pipistrello svolazza in rapidi cerchi convulsi
Mentre i primi lampioni illuminano la strada.
La terra, ancora tiepida, accoglie l’umido calante dal cielo.
Le montagne all’orizzonte, coperte di soffici cespugli,
nascondono una vita pronta a destarsi.
Scivola, l’imbrunire, signorilmente discreto.
Svanisce, e lascia il posto
Alla Dama dall’abito di seta
Dai pendenti di perla.
Regina temuta di adorabile bellezza.
Profumata, Lei scende fra i sogni segreti
Senza mai toccarli

Né mai posarsi al suolo Aleggia

VISIONI

Ammiro l’immenso vuoto
che come una cascata mi scorre dinanzi.
Frontali alle sue schiume
guizzano i pesci nell’acqua.
Percorro quindi il fiume
e tanti alberi sulle sue sponde.
È una foresta enorme
Nero l'indio che mi guarda.

Il suo sguardo è minaccia.
Il suo sguardo è tetro mistero.

Spinto dalla paura
fuggo io ansimante.
Giungo poi in un luogo verde e ameno
un Arcobaleno e due stelle
una più lucente dell’altra
brillano dentro me.
Arriva piccola la nuvola bianca
a cui seguono grosse nubi scure.

La pioggia è forte
e scroscia violenta.
Tanta acqua batte in terra
e i brividi notturni mi fanno coprire

sotto lo sguardo dell’indio che mi spia.

IN MEZZO ALLA NOTTE

Cala la notte riempiendo il silenzio
S’incunea nel nulla esistente fra gli alberi
Tutta l’aria s’impregna di essa
Le creature l’inalano nei loro canali
Ogni poro della pelle la traspira
Ogni cosa la vive e diventa lei, diventa notte.
Densa e intensa, impalpabile materia
Tronchi lisci immersi nel buio
affogano e si strozzano poco prima del nero muro che nasconde l’ignoto.

Fusti imbiancati da fiochi raggi di latte
Fronde allo zenith tremano offuscando la luce di luna
che debole e moribonda si poggia discreta sul suolo già freddo.

Un torrente chiacchiera senza sosta tre metri più in basso
plasma i pietroni bagnati e muschiati che ne cantan la corsa
Cervi balzano sui massi rotondi
affannati negli spasimi di una fuga
li fan rotolare sull’acqua incostante.
Fiere imboscate fra i cupi cespugli
attente e guardinghe nella tensione della caccia
li fanno vibrare scuotendone i rami.
In alto gli uccelli
con sordo rumore, sbattono l’ali e spostan le foglie.

Quest’è l’annuncio del tempo notturno
Attorno alla tenda si accende una vita
Un mondo si desta
pauroso e modesto, non visto ed estraneo,

nella notte custode di ataviche eco.

TERRA

Sfera rotonda sospesa nel nero
costellata di strisce e di colori, di spazi e settori
Mi avvicino e la osservo, la guardo, sto attento
Vedo disunione, differenze
diversità necessarie, varietà innegabili
Continuo a guardare, ancora più in fondo
Vedo coriandoli
Sento musiche
Scorgo le maschere che corpono distanze
simili o uguali nascondono bellezze
Stranezze e novità son sotto di quelle
sommerse e soffocate da ingenue volontà.

Illusi e incoscienti percorrono il letto d’un fiume
ormai secco
arido
dagli argini alti
sempre più stretti.
Camminano automi in direzione imposta
Mantengono un ordine non naturale
e danno alla sfera l’ignobile forma

d’un cubo perfetto, asettico e liscio.

UNDER YOUR MASK - Sotto la tua maschera

Testo tradotto in calce alla poesia originale

You meet me one day not knowing what finding   
Remind your old times when we met before          
Emotional, tired 
come and visit me
and after a while discover I’m real
You see me and watch me, you hear all my words
You study results then you start to love
You love how I kiss you,
the way I just touch you
You feel some emotions forgotten in time.

The freedom you see in me is scary and unreal
I have touched some limits, you see them, you read ‘em
I’m quiet, relaxed, no troubles at all
You think I will like you if you’ll be my world
so you choose your mask
afraid of your nature
You think it’s too little what you have to give
Believe you can hide
your fears and your person
behind a behaviour pushed over the line
I watch all your efforts, I’m honoured and smile
I will let you know that I love you all
Weakness and fears, secrets and hides
Take off your mask, you really don’t need it
Take it damn off, because I don’t want it
All that I need is living your nature
limits and dreams, fears insecure
I shall be safe

The mask on the wall

Mi incontrasti un giorno senza sapere cosa avresti trovato
Ricordi i vecchi tempi in cui ci conoscemmo
Emozionata, stanca, 
vieni a visitarmi
e dopo un po' scopri che sono vero
Mi vedi, e mi guardi, senti tutte le mie parole
Esamini i risultati, poi cominci ad amare
Ami come ti bacio,
il modo in cui ti sfioro
Senti emozioni dimenticate nel tempo.

La libertà che vedi in me è spaventosa e surreale
Ho toccato dei limiti, li vedi, li leggi
Sono tranquillo, rilassato, nessun problema
Pensi che mi piacerai se sarai il mio mondo
Così scegli la tua maschera
spaventata della tua natura
Pensi sia troppo poco ciò che puoi dare
Credi di poter nascondere
le tue paure e la tua persona
dietro un comportamento spinto oltre il limite
Guardo tutti i tuoi sforzi, ne sono lusingato, e sorrido
Ti farò sapere che ti amo tutta quanta
Debolezza e paure, segreti e nascondigli
Togliti la maschera, davvero non ne hai bisogno
Toglila, cazzo, perché non la voglio
Tutto ciò di cui ho bisogno è vivere la tua natura
Limiti e sogni, paure insicure
Dovrei essere al sicuro
La maschera appesa al muro

POMERIGGIO

Fuori piove
ed io mi rendo conto di non avere speranze, né desideri.
Che faccio?
Spero che smetta
affinché mi scaldi il sole?
Spero che la pioggia cessi affinché le persone invadano le strade?
Non voglio che smetta di piovere.
E allora?
Spero che continui
per viziarmi col placido suono dell’acqua?
Spero che essa cada, e cada, e cada
per far poi spuntare nuovi germogli dal nulla?
Non voglio che continui a piovere.
Il sole, oltre a scaldare me, illumina
ciò che odio di questo mondo.
La gente, oltre a farsi incontrare per strada,
parla nel modo che più odio a questo mondo.
Il suono della pioggia mi culla, mi addormenta,
uccide la forza di volere una umana sopravvivenza.
I germogli spuntano verdi e brillanti
figli di una terra avvelenata che contribuiscono a tenere in vita.
Mi rassegno alla pioggia e mi rassegno al sole.
Godo della pioggia come godrei del sole.

Acqua
Lava torrenziale le scorie d’aria putrida.
Gocce infinite accarezzano la pelle tesa.
Candido frescore che gela la stanchezza.
Godo della pioggia.

Raggi di cielo allentano ciò ch’è rigido,
assopiscono le palpebre e schiudono le labbra.
Soffice tepore che avvolge di sicurezza.

Godrei del sole.

MANIFESTO DELL'UOMO SOLITARIO

L'uomo solitario non ha bisogno di nessuno.
Non vuole la presenza di nessuno.
Il solitario gioisce di ciò che è,
di ogni passo fatto verso l’obiettivo che indipendente si prefigge.
Vaga, l’uomo solitario, per i bar non affollati,
frequenta i quartieri più deserti,
i locali meno divertenti,
le piazze neglette e abbandonate.
Il solitario è spesso infastidito dalla presenza dei suoi simili,
è selettivo con estrema rigidità,
ripugna le mode, i dettami, le leggi.

L’uomo solitario è l’anarchico per eccelenza,
perché niente si avvicina al valore della sua totale libertà.
Trasgredisce le leggi morali per alcuni,
civili per altri,
penali per altri ancora,
ma lo fa esclusivamente in nome della sua sola ed assoluta libertà.
Il solitario conosce se stesso alla perfezione perché è l’unica persona con cui regolarmente conversa.
Lavora e soffre duramente ed aspramente per raggiungere la sua atipica serenità,
ché il mondo ruota al contrario, per il solitario.
Ottenuto quello che sembra essere il suo fine,
comprende di possedere una risorsa infinita e autorigenerante,
un mezzo fondamentale,
il suo Sacro Graal, il tesoro dell’isola,
la sempiterna giovinezza, l’immortalità, l’invincibilità,
la bellezza oggettiva, l’onnipotenza,
la felicità eterna.

Ogni azione dell’uomo solitario è dettata dall’istinto e dal desiderio.
Egli può liberamente ripudiare ogni atto che lo infastidisce, che a lui non piace,
ma potrebbe compierlo nell’istante successivo,
perché è sciolto da ogni vincolo idealistico o morale,
e lui può cambiare idea. Sempre.
Ateo monoteista, lui è il solo dio di se stesso.
Si rispetta col massimo degli onori,
si vizia e si regala ciascuno dei suoi stessi sogni.
Il solitario è egoista
e nel suo univoco mondo è l’incontrastato re senza successori.
Il solitario ha le chiavi per tutte le porte
ma non le ha mai dovute usare, ché quelle, al suo passaggio, si spalancano da sole.

Vive in una casa sconfinata quanto il mare,
il suo soffitto è il cielo più terso
e le stelle le incontra a metà strada fra il pavimento e la lampadina da cambiare.
L’uomo solitario è libero,
non ha confini, né limiti, né divieti, né regole.
Follia fatta uomo, incomprensibile e stupefacente,
l’universo gli esplode dentro creandosi e distruggendosi senza mai una tregua.
Prova ciò che vuole,
vive dove vuole,
agisce quando vuole,
tocca quel che vuole.
Per il solitario non esiste sfortuna, né fortuna.
Non esiste il dolore, la malattia, la tristezza,
ché lui sa di vivere, conosce la vita e ha deciso di rimanerci immerso.

L’uomo solitario guadagna il sorriso della morte materializzata nella sua ombra.
Ogni giorno è uno in meno che gli resta,
ogni azione la considera unica, ultima e inimitabile.
L’uomo solitario sa di non poter varcare gli argini dell’esistenza,
gode della consapevolezza di avere un’unica strada da percorrere.
Non perde tempo a tentare di scalare gli argini, lui:
procede diretto verso la foce senza curarsi dei suoi tanti consorti.
Il solitario osserva
e trova la via meno faticosa per giungere all’universale destinazione.
Evita gli scontri,
abbandona le distrazioni,
si dedica al suo passaggio,
non aspetta nessuno e nessuno aspetta lui.

Giunto alla foce, l’uomo solitario s’immerge felice nell’infinita freschezza del mare più calmo.

CONSAPEVOLEZZA

Sedeva
Solo nel silenzio di una spiaggia deserta.
Il mare gorgogliava ai suoi piedi
fresco
il vento gli spruzzava sulla pelle la sua aria di sale,
e di essa si riempiva.
Il suo suono lo avvolgeva, lo rendeva suo.
Era dentro di lui, affondato nella sua luce.
Osservava i disegni dipinti sull’acqua,
piccole increspature e perlacee distese cangianti,
finché non gli si presentò di fronte
in tutta la sua luccicanza
l’immenso imbuto che lo abbacinò.
Riflesso di sole brillante e accecante
nato ampio da un orizzonte che ancora ha davanti.
Rimase immobile, continuando a guardare nel suo stretto collo
che lo invitava giungendo fino a lui.
Lo toccava col suo bagliore, lo sfiorava la sua strettoia.
Gli disse che al di là dell’ingresso, una nuova realtà si sarebbe spalancata.

Non poteva vederla, da fuori.
Non poté accedervi, da seduto.
Strizzò gli occhi, cercò di scorgerla
ma fu accecato dalla sua potenza
che rese buia l’attuale vita.

Udì il suo spirito.
Forte urlò che solo giungendo più in fondo
Avrebbe pienamente goduto dello splendore bramato.
Solo muovendosi e abbandonando il suo fermo posto
avrebbe conosciuto ciò che stimola ogni curiosità.
Solo lasciando inutili ancore, e false certezze, e illusorie stabilità
avrebbe finalmente trovato il sorriso nella morte.


VORREI FARE L'AGRICOLTORE

Vorrei fare l’agricoltore
Lavorare duro e racimolare soldi
per poi
comprare un pezzo di terra spoglia

Da febbraio ad agosto lavorare nel fango
mettere in piedi un piccolo capanno
fatto di canne e di travi
di legno
con una vecchia porta scricchiolante e sghemba
che si chiuda con un semplice passante
arrugginito

Zappare la terra e bagnarla del mio sudore
spaccarmi le mani e incallirle per la fatica
E seminare nel mese di aprile
dopo aver fatto delle buone provviste di acqua piovana

Essere presente
cosciente della crescita delle mie pianticelle
raccoglierne i frutti e godere del loro succo
dolce e meraviglioso

Vorrei fare l’agricoltore
e allevare qualche gallina, qualche coniglio
procurarmi un maialetto, un agnello
di tanto in tanto
cuocere il pane nel mio forno a legna
fare la pasta, mangiarla in campagna
con le mosche e le vespe che mi ronzano attorno

Vorrei fare l’agricoltore
per fuggire da tutti quelli che si dannano la vita
dando troppa importanza alle loro scartoffie.