L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989
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LEI NON LO AMA

 Cento serpenti da destra e sinistra
lo attaccano, lo minacciano, lo vogliono fatto. 
Letale rapidità. 
Per quanto combatta, 
coraggioso e fiero, 
non finiscono mai. 
Ne supera cento, 
ne trova duecento. 
Senza un aiuto. 
Non una parola, non un conforto, ma solo 
aspettative esterne. 
Spaventato, affannato, sudato. 
Freddo pallore in un fremito unto. 
Lasciato a se stesso perde ogni speranza. 
Esasperata pazzia 
Tortura dell’anima 
Crocifissione 
Abbandono dei cardini su cui poggiava la sua forza, 
prelevati senza ragione. 
Perso nel vuoto, con lo sguardo spento, 
vede la sconfitta come unica fuga. 
Inerzia 
Procede in incognito senso, 
nessuna destinazione 
nessun sostegno 
nessuna certezza. 
Infangato in una pozza di sangue, 
avventuriero percosso da cinghiate di buio. 
Sa che è solo la prima di tante battaglie in attesa. 
Già vede le sue ferite molto, 
troppo profonde, 
nonostante la giovane età. 
Non immagina sofferenza più grande. 
Quasi esanime, 
ridotto in brandelli, 
costretto dalla vita ad avanzare in un percorso di morte sicura,
non sa se giungerà mai al prossimo nemico. 
La lotta è il suo istinto. 
Debole sa che la guerra non è necessaria. 
Arreso comprende l’inutilità di ogni battaglia. 
Di fronte al mondo 
Allora 
si ferma e chiude gli occhi.

SENZA UMANITA'

Quello che vuoi
è un sorriso e un dolce sguardo
un silenzio d'intesa
una stima evidente
un saluto generoso
una mano tesa e una domanda gentile
Come stai?

Cerchi una colazione di lavoro
a business relation
un discorso fatto di calcoli e ragionamenti
in cui l'umano si perde
e con esso l'onestà superflua
ché il rapporto non esiste
non parli con nessuno, ché nessuno hai di fronte
Poggiare il tuo cuo grasso su una morbida poltrona
di fronte a molte scartoffie di vano valore
che per te rappresentano il futuro
Questo è ciò che conta
Tempo che potrebbe non arrivare mai

Quello che vuoi
è non sapere delle vite degli altri
ma avere solo informazioni efficienti
Quello che tu vuoi
è sfruttare le opportunità che quelle parole ti sanno offrire
ringraziamenti superflui da fare in superficie

sorrisi onnipresenti dovuti al buon costume.

MANIFESTO DELL'UOMO SOLITARIO

L'uomo solitario non ha bisogno di nessuno.
Non vuole la presenza di nessuno.
Il solitario gioisce di ciò che è,
di ogni passo fatto verso l’obiettivo che indipendente si prefigge.
Vaga, l’uomo solitario, per i bar non affollati,
frequenta i quartieri più deserti,
i locali meno divertenti,
le piazze neglette e abbandonate.
Il solitario è spesso infastidito dalla presenza dei suoi simili,
è selettivo con estrema rigidità,
ripugna le mode, i dettami, le leggi.

L’uomo solitario è l’anarchico per eccelenza,
perché niente si avvicina al valore della sua totale libertà.
Trasgredisce le leggi morali per alcuni,
civili per altri,
penali per altri ancora,
ma lo fa esclusivamente in nome della sua sola ed assoluta libertà.
Il solitario conosce se stesso alla perfezione perché è l’unica persona con cui regolarmente conversa.
Lavora e soffre duramente ed aspramente per raggiungere la sua atipica serenità,
ché il mondo ruota al contrario, per il solitario.
Ottenuto quello che sembra essere il suo fine,
comprende di possedere una risorsa infinita e autorigenerante,
un mezzo fondamentale,
il suo Sacro Graal, il tesoro dell’isola,
la sempiterna giovinezza, l’immortalità, l’invincibilità,
la bellezza oggettiva, l’onnipotenza,
la felicità eterna.

Ogni azione dell’uomo solitario è dettata dall’istinto e dal desiderio.
Egli può liberamente ripudiare ogni atto che lo infastidisce, che a lui non piace,
ma potrebbe compierlo nell’istante successivo,
perché è sciolto da ogni vincolo idealistico o morale,
e lui può cambiare idea. Sempre.
Ateo monoteista, lui è il solo dio di se stesso.
Si rispetta col massimo degli onori,
si vizia e si regala ciascuno dei suoi stessi sogni.
Il solitario è egoista
e nel suo univoco mondo è l’incontrastato re senza successori.
Il solitario ha le chiavi per tutte le porte
ma non le ha mai dovute usare, ché quelle, al suo passaggio, si spalancano da sole.

Vive in una casa sconfinata quanto il mare,
il suo soffitto è il cielo più terso
e le stelle le incontra a metà strada fra il pavimento e la lampadina da cambiare.
L’uomo solitario è libero,
non ha confini, né limiti, né divieti, né regole.
Follia fatta uomo, incomprensibile e stupefacente,
l’universo gli esplode dentro creandosi e distruggendosi senza mai una tregua.
Prova ciò che vuole,
vive dove vuole,
agisce quando vuole,
tocca quel che vuole.
Per il solitario non esiste sfortuna, né fortuna.
Non esiste il dolore, la malattia, la tristezza,
ché lui sa di vivere, conosce la vita e ha deciso di rimanerci immerso.

L’uomo solitario guadagna il sorriso della morte materializzata nella sua ombra.
Ogni giorno è uno in meno che gli resta,
ogni azione la considera unica, ultima e inimitabile.
L’uomo solitario sa di non poter varcare gli argini dell’esistenza,
gode della consapevolezza di avere un’unica strada da percorrere.
Non perde tempo a tentare di scalare gli argini, lui:
procede diretto verso la foce senza curarsi dei suoi tanti consorti.
Il solitario osserva
e trova la via meno faticosa per giungere all’universale destinazione.
Evita gli scontri,
abbandona le distrazioni,
si dedica al suo passaggio,
non aspetta nessuno e nessuno aspetta lui.

Giunto alla foce, l’uomo solitario s’immerge felice nell’infinita freschezza del mare più calmo.