L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

MANIFESTO DELL'UOMO SOLITARIO

L'uomo solitario non ha bisogno di nessuno.
Non vuole la presenza di nessuno.
Il solitario gioisce di ciò che è,
di ogni passo fatto verso l’obiettivo che indipendente si prefigge.
Vaga, l’uomo solitario, per i bar non affollati,
frequenta i quartieri più deserti,
i locali meno divertenti,
le piazze neglette e abbandonate.
Il solitario è spesso infastidito dalla presenza dei suoi simili,
è selettivo con estrema rigidità,
ripugna le mode, i dettami, le leggi.

L’uomo solitario è l’anarchico per eccelenza,
perché niente si avvicina al valore della sua totale libertà.
Trasgredisce le leggi morali per alcuni,
civili per altri,
penali per altri ancora,
ma lo fa esclusivamente in nome della sua sola ed assoluta libertà.
Il solitario conosce se stesso alla perfezione perché è l’unica persona con cui regolarmente conversa.
Lavora e soffre duramente ed aspramente per raggiungere la sua atipica serenità,
ché il mondo ruota al contrario, per il solitario.
Ottenuto quello che sembra essere il suo fine,
comprende di possedere una risorsa infinita e autorigenerante,
un mezzo fondamentale,
il suo Sacro Graal, il tesoro dell’isola,
la sempiterna giovinezza, l’immortalità, l’invincibilità,
la bellezza oggettiva, l’onnipotenza,
la felicità eterna.

Ogni azione dell’uomo solitario è dettata dall’istinto e dal desiderio.
Egli può liberamente ripudiare ogni atto che lo infastidisce, che a lui non piace,
ma potrebbe compierlo nell’istante successivo,
perché è sciolto da ogni vincolo idealistico o morale,
e lui può cambiare idea. Sempre.
Ateo monoteista, lui è il solo dio di se stesso.
Si rispetta col massimo degli onori,
si vizia e si regala ciascuno dei suoi stessi sogni.
Il solitario è egoista
e nel suo univoco mondo è l’incontrastato re senza successori.
Il solitario ha le chiavi per tutte le porte
ma non le ha mai dovute usare, ché quelle, al suo passaggio, si spalancano da sole.

Vive in una casa sconfinata quanto il mare,
il suo soffitto è il cielo più terso
e le stelle le incontra a metà strada fra il pavimento e la lampadina da cambiare.
L’uomo solitario è libero,
non ha confini, né limiti, né divieti, né regole.
Follia fatta uomo, incomprensibile e stupefacente,
l’universo gli esplode dentro creandosi e distruggendosi senza mai una tregua.
Prova ciò che vuole,
vive dove vuole,
agisce quando vuole,
tocca quel che vuole.
Per il solitario non esiste sfortuna, né fortuna.
Non esiste il dolore, la malattia, la tristezza,
ché lui sa di vivere, conosce la vita e ha deciso di rimanerci immerso.

L’uomo solitario guadagna il sorriso della morte materializzata nella sua ombra.
Ogni giorno è uno in meno che gli resta,
ogni azione la considera unica, ultima e inimitabile.
L’uomo solitario sa di non poter varcare gli argini dell’esistenza,
gode della consapevolezza di avere un’unica strada da percorrere.
Non perde tempo a tentare di scalare gli argini, lui:
procede diretto verso la foce senza curarsi dei suoi tanti consorti.
Il solitario osserva
e trova la via meno faticosa per giungere all’universale destinazione.
Evita gli scontri,
abbandona le distrazioni,
si dedica al suo passaggio,
non aspetta nessuno e nessuno aspetta lui.

Giunto alla foce, l’uomo solitario s’immerge felice nell’infinita freschezza del mare più calmo.

Nessun commento:

Posta un commento