Su una roccia morbida e rotonda
immersa fra bassi cespugli e che s’erge più in alto di quelli
siede tranquilla, e sola.
Abbraccia un ginocchio nudo portato al petto,
si regge in equilibrio sull’altra gamba soda, allungata
poggiando leggero il piede su un liscio basso scalino di pietra.
Respira.
Inala quel mondo sconosciuto che inconsapevolmente sente così suo.
Vive profumi e colori,
li assorbe dai grandi occhi rilassati, allietati.
Traspira la sua leppe il fresco dell’aria.
Pulita gentilmente le muove i capelli
ondulati e cascanti soffici sulle sue spalle, sui bei seni.
E la sua mente si ferma.
Si spegne l’universo a lei noto, confuso e rumoroso.
Il fruscio degli alberi dietro di lei,
il cinguettare costante nel cielo terso e luminoso
la invadono e la riempiono.
Sciolta e libera, diventa vento e petali delicati.
Si apre ai sensi.
Nessun pensiero la tormenta ora
e cresce nel suo spirito ridesto
la consapevolezza della sua reale appartenenza.
Felice il suo cuore esplode in un silenzio discreto
prima che di nuovo si scombussoli
corrotto schizofrenico
di fronte ad un chiassoso cocktail colorato.
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