L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

L'UOMO ARANCIA

Ufficio affollato, arredamento chiaro e opaco
Fra le stanze irradiate di bianco la gente corre, entra, esce
Occhi sgranati, si muove senza vedere
guardando dritta all’esatto percorso più breve
per il telefono, l’archivio, le fotocopie, la scrivania, il computer
Trilli e squilli elettronici sono seguiti da falsa vivacità
Animi tormentati
Automatismi pericolosamente innescati
Responsabilità, incarichi, mansioni, comande, commesse, ordini
all’ombra della pretesa perfezione
dell’efficiente precisione
della rapidità
portata al limite dell’umano soppresso, soffocato, dimenticato.
Ricevi l’ordine! Giustifica il ritardo! Sorridi sempre!

Tempo zero.
Il tempo morto procede nella sua opera di distruzione.
Ansia e frenesia fanno ottenere il massimo col massimo sforzo
si schiaccia l’orgoglio, la persona è annientata.
Sorrisi consumati in un’allegria dimenticata.
La vita privata diventa superflua,
il lavoro è la tua unica meta, il tuo solo traguardo
unico desiderio permesso.
Otto ore diventano dodici
Due settimane bastano un anno
Ti sono utili
per recuperare le forze mentali.
Ne hai bisogno
per rendere di più al rientro in ufficio

Vogliono più succo, nel loro bicchiere
Annaffiati abbondantemente, durante le ferie
Riempiti di mere illusioni
rimpolpati di vane speranze
Durante la tua prossima, determinante spremitura
preparati a non deludere come hai fatto finora
o decideranno di gettarti nel bidone della spazzatura

ché della tua buccia nessuno se ne fa un cazzo.

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