La mia è la scena sulla quale si sviluppa l’oblio
L’operosità ritmata dall’onnipresente gran cassa della necessità
si è spenta nell’angolo del mondo dove le ombre si allungano per ultime
Ingabbiate
le azioni si svolgono zoppe su pietrosi terreni
dove la vecchiaia arranca e la retroluminosità ipnotizza l’elasticità più brillante
I nostri figli nascono al suono di voci monotone
di animate discussioni le cui risposte sono roboanti suoni di marmitte tremanti sopra lunghe lingue d’asfalto
Le sinuose forme delle S trasformate in Z ortogonali scombussolano gli stomaci
impietriti
nelle carrozzerie cui i sensi della logica sono stati strappati
Giovani e vecchi rivoluzionari si mischiano fra le sbarre
con i loro libri in mano
motori incessanti al galoppo di una sferica roteante astronave
L’ordine e la sua sporcizia ai tavoli di un bar
miele per orsi e cadaveri per avvoltoi
L’autodistruzione generata dalla brama di bellezza
maschere moderne necessarie per la prossima alba.
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