Estraneo
alla
vorticosa, rumorosa confusione
esterna.
Lento
cammini nella città nuova
sovrappopolata
dove
eremita vivi la tua spenta esistenza.
Cosciente
procedi
pesante verso la folla acclamante,
urlante.
Tu
resti impassibile, cieco e sordo al mondo
odiato.
Amato,
non ti doni più, e crei un muro di silenzio.
La tua
chioma cascante
e la
barba lunga e folta del saggio
nascondono
la debole lacrima del fanciullo.
La
camicia aperta
rivela
il ventre carico di morte.
Ti
fermi lì, di fronte al nemico
alienato.
I
jeans accendono il cerino con un caldo fruscio
che
infiamma il sigaro fumoso.
Una
tossica nube grigia
proietta
la sacra e adorata ombra
dell’ultimo
dei romantici
già
pronto alla sua tomba.
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