Cuore
nerboruto
Fasci
di giunchi marroni
intrecciati
e rinsecchiti
rattrappiti
da dosi di veleno
autogenerato
da un fegato deviato
Non
vedi il cielo e non senti il mondo
non
gusti il cibo, non tocchi l’acqua
Nervi
conduttori di scariche elettriche
Ignote
percorrono i sentieri reconditi
di una
mente atomica
radioattiva
Tesa e
incosciente emani energia
che
intacca i pori della mia pelle
e che
in minime dosi perfora
una
corazza troppo soffice
per
poter reggere a simili spilli che iniettano
nel
mio sangue
acide
gocce di puro dolore
Tremo
Cado a
terra preda di un’epilessia invasiva
incosciente
di un uomo macchina indifferente
freddo
e plastico
nelle
azioni più violente
di cui
esso è ormai assuefatto
cui
nessuno può sottrarsi
in
nessun modo
se non
fuggendo.
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