Cammina
goffo
vagando
per i mobili della mia cucina
Io
lo guardo incuriosito
sbragato
gambe
aperte sul mio divano bianco e nero
A
un certo punto lui mi vede
s’accorge
di me
così
mi alzo e vado a prenderlo
Lui
non fugge, anzi
è
contento perché sente la mia attenzione
sente
su di sé
lo
sguardo di colui cui può finalmente rendersi utile
Ha
la speranza di dimostrare le proprie capacità
Lo
guardo sorridente, ma senza amore
né
rispetto alcuno
È
solo uno dei tanti
Gli
passo davanti
Apro
uno sportello
Estraggo
lo strumento che rappresenta la sua stessa morte
senza
che lui ne sappia nulla
è
il suo lavoro
Mi
guarda
fiero
e orgoglioso
onesto
nell’espressione seria
spaventato
per dover affrontare quello che molti suoi simili hanno vissuto
per
avere in cambio l’illusione di una morte utile
Lo
prendo per la buccia
Lo
sollevo per la schiena
Lo
vedo che si dimena, che tenta di gridare
But
I don’t hear him
so
I don’t care
Poi
finalmente lo spremiagrumi lo infilza
lo
riempie
glielo
schiaccio contro
contro
il suo petto morbido
contro
il suo cuore succoso
che
sprizza sangue da tutte le parti
Dopo
tanti sforzi vani
smette
finalmente di muoversi
Non
è morto
non
ancora
è
solo immobilizzato dalla funzione che era tanto fiero di esercitare
ma
che gli si rivela ora
purtroppo
fatale
Ma
ormai è troppo tardi per potersene pentire
Così
l’uomo arancia è stato spremuto
per
poi venire scaraventato esanime
(ché
la sua anima me la son bevuta io)
nella
rancida pattumiera dell’umido.
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