L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

M

Gente, afa, aria pregna.
Innumerevoli nuche e capigliature addossate le une alle altre.
Volti pallidi, tesi, spenti verso il buio vuoto.
Nessuna voce.
Un frastuono riempie la poca aria libera,
trema e riecheggia nel vento artificiale.
Aria fetida, odore aspro, amaro e caldo.
Arriva il treno.
Le teste si muovono accalcandosi furiosamente,
ressa,
perfetti imbuti dal collo intasato.
Unico ingresso alla stanza di latta.

Fischio, botto, scatto improvviso
Equilibrio precario
Il freddo della maniglia d’acciaio, contatti non umani
Giacche, zaini, valigie, borse, ventiquattrore

Immersa nell’urlo progressivo una ragazza galleggia con un libro fra le mani
Auricolari nelle orecchie accompagnano sguardi perduti
Tablet e smartphone accendono diversivi superflui
I nasi si sporcano, si inaridiscono
Macerie di polvere nera s’incuneano nelle gole,
si depositano sulle lingue.
Si intaccano i palati, si ostruiscono i pori epidermici.
Una voce elettronica pronuncia il nome di un luogo noto.

Un altro fischio, un altro sussulto
La mano stringe con forza il lucido appoggio ormai caldo
Il treno si ferma
L’umanità si fa liquida
Si autotravasa da un tubo metallico a uno in cemento
Ciascuno spinge ed è spinto
Fluido condensato collettivo incontrollato
Incontrollabile agitazione frenetica
Si respira di nuovo, si respira sporcizia
in attesa di un’aria che insozza e marcisce gli ultimi umani tessuti rimasti
al di là della bocca di luce falsamente trasparente.


Nessun commento:

Posta un commento