Vecchio e rugoso, giace su un fianco
Magro,
deperito.
La
barba bianca, grossa, incolta gli copre leggermente le gote.
Sporgono
spinosi i peli dal mento.
Guarda
il suo cappello piumato poggiato accanto al materasso in paglia.
Tiene
le scheletriche gambe di poco piegate
Poggiate
l’una sull’altra.
La
calzamaglia sporca e logora non aderisce più alla sua pelle
grinzita,
ma
larga e slabbrata mostra pieghe, e risvolti, e buchi.
La
giacca verde lo riveste a mo’ di coperta.
Lui
trema, mentre esala i suoi ultimi respiri.
Il
fiato è rancido, puzzolente
passa
attraverso la grossa dentatura ingiallita.
Ricorda
le glorie della sua vita passata,
poi
pensa al suo ultimo, precario volo,
alle
disordinate pose lontane dalla sua classica e giovane postura.
Riporta
alla sua mente la vergogna provata a quel difficile atterraggio,
quella
ridicola caduta.
La
sua spada, compagna di mille avventure,
è
appesa in disuso al ramo di un albero.
La
luce della sua fata si è spenta tempo fa.
Illusione
di una qualsiasi eternità,
due
lacrime sgorgano deboli dagli occhi ormai chiusi
e
terminano di colare quando già lui è morto di vecchiaia.
Nessun commento:
Posta un commento