L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

PETER PAN

Vecchio e rugoso, giace su un fianco
Magro, deperito.
La barba bianca, grossa, incolta gli copre leggermente le gote.
Sporgono spinosi i peli dal mento.
Guarda il suo cappello piumato poggiato accanto al materasso in paglia.
Tiene le scheletriche gambe di poco piegate
Poggiate l’una sull’altra.
La calzamaglia sporca e logora non aderisce più alla sua pelle grinzita,
ma larga e slabbrata mostra pieghe, e risvolti, e buchi.
La giacca verde lo riveste a mo’ di coperta.
Lui trema, mentre esala i suoi ultimi respiri.
Il fiato è rancido, puzzolente
passa attraverso la grossa dentatura ingiallita.
Ricorda le glorie della sua vita passata,
poi pensa al suo ultimo, precario volo,
alle disordinate pose lontane dalla sua classica e giovane postura.
Riporta alla sua mente la vergogna provata a quel difficile atterraggio,
quella ridicola caduta.
La sua spada, compagna di mille avventure,
è appesa in disuso al ramo di un albero.
La luce della sua fata si è spenta tempo fa.
Illusione di una qualsiasi eternità,
due lacrime sgorgano deboli dagli occhi ormai chiusi
e terminano di colare quando già lui è morto di vecchiaia.


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