L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

MIRACOLO ACCERTATO

 

Si erano lasciati da poco più di un anno, e lei aveva sempre parlato di amici, amici, amici… il fatto che sarebbero rimasti amici anche dopo essersi lasciati era già nell’aria… anche Carlini era d’accordo, dopotutto.

Che cazzo – aveva spiegato un giorno a un suo vecchio amico d’infanzia – lei è fatta così… è affettuosa… è aperta…

Sì, bravo, soprattutto aperta…

Non dire così, cazzo! È sempre la mia ragazza…

Si erano lasciati, e lei era tornata dagli amici dopo che lui s’era incazzato per l’ultima volta.

Lei s’era pure trasferita a Londra, però, e questo aveva facilitato le cose, dopo che s’erano lasciati. A lui, lei, piaceva sempre… lo eccitavano da morire quelle tette che ci aveva, Clara, così rotonde, candide… erano proprio di una misura perfetta, secondo lui. Anche Clara pensava spesso a Carlini, ma preferiva la vita che stava conducendo. Era stato uno scambio ragionevole, così aveva accettato la sua nuova situazione.

Carlini aveva ripreso a scrivere, e Clara aveva trovato il suo ambiente adatto.

Lavoro con ragazze provenienti da tutto il mondo – gli aveva detto, qualche mese dopo la rottura – e l’ambiente è davvero meraviglioso!

Ma s’era rotta il cazzo, pure lei, dopo un po’ di tempo. Gliel’aveva detto quando era scesa per le vacanze estive dell’anno dopo.

Sto sempre con la stessa gente, il lavoro mi ruba il tempo per uscire, sono sempre stanca, non ho più stimoli…

Io te l’avevo detto – le aveva risposto, lui – che la gente è diversa solo quando la conosci. Ma quanto tempo ti ci vuole per conoscere le dieci persone che lavorano in ufficio? Di quanto tempo hai bisogno per conoscerle bene? Dieci giorni? Un mese? Due? Poi è sempre la stessa merda che ricomincia… sempre la solita solfa… è sempre la stessa gente, quella che si frequenta. Sei tu che hai bisogno di star bene da sola!

Ancora con questi discorsi da misantropo! – le aveva risposto lei – La devi finire… siamo diversi, lo capisci? Se tu sei un sociopatico, mica è colpa mia! Io ho bisogno delle altre persone!

Purché siano nuove, sì! Siamo sette miliardi, comunque… non ti arrendere! D’altronde, hai solamente trentun anni…


Sara era una lontana cugina di Carlini. Era la figlia della sorella della nonna di Carlini. Da quelle parti, Sara era una parente stretta di Carlini. Di sangue comune, però, ne avevano solo poche gocce. Non si erano mai frequentati, finché Sara non era cresciuta e l’aveva contattato in qualche modo. Quando s’incontrarono, Carlini scoprì che s’era fatta bella… ma bella…

Quella carnagione così chiara, chiara quasi quanto quella di Clara, e ci aveva due tette, Sara… tette che forse erano anche più grosse di quelle di Clara, eppure… eppure sembravano perfette! A Carlini piacevano un sacco, le tette così grandi, così bianche, così rotonde… e che fianchi, che ci aveva, la giovane Sara! Aveva solo ventun anni, quando si erano incontrati dopo tutto quel tempo. Lei s’era appassionata ai racconti che le provenivano su di lui… ai racconti dei viaggi di Carlini, di tutte quelle avventure da solo, disperso per il mondo… iniziò a fargli domande, a chiedere, a curiosare sul suo passato e Carlini, questo bisogna ammetterlo, era abile nel destreggiarsi con le parole…

Lui non è che ci trovasse niente di eroico, in quello che aveva fatto, in realtà… giudicava il suo comportamento assolutamente semplice, ma le persone sembravano attratte da questa sua voglia di viaggiare… e anche Sara, sembrava parecchio attratta…

Me la vorrei scopare – disse un giorno Carlini a un suo amico – ma non so proprio come fare, per farglielo capire… è bella, cazzo… è troppo bella, per passare inosservata, solo che… cazzo, siamo parenti, capisci?

Ma non è tua parente – gli fu risposto.

Lo so, lo so… lo so che non è mia parente, però… sai, le nostre famiglie sono fatte all’antica… tutti ci considerano parenti… è un casino, non vorrei fare il passo più lungo della gamba, sai com’è…

Fottitene. Se non premi sull’acceleratore, come speri di poter arrivare in fretta alla meta?


Si era intorno al periodo di Capodanno… Clara era andata a casa di Carlini per salutarlo, visto che era rientrata da Londra per qualche settimana, e lo stesso aveva fatto Sara… era rientrata anche lei dopo due anni fatti a studiare fuori, e sarebbe subito ripartita… partita a Berlino, questa volta. Aveva imparato molto dai discorsi fatti da Carlini, evidentemente…

Carlini si era ritrovato in casa con Clara e Sara, tutte e due insieme. Quattro tette bianche, color latte, così soffici… e morbide… e rotonde… per poco non si sparò una sega lì davanti a loro, e poi, i loro vestiti… Sara con dei jeans che le fasciavano le cosce e il culo, e con un maglione che non metteva abbastanza in mostra le tette, e Clara, con quei vestitini corti, cortissimi, che per poco non le si vedeva il culo…

Hey – le disse Carlini – per poco non ti si vede il culo, con la gonnellina così sollevata!

Sara scoppiò a ridere, ché aveva preso confidenza con Clara, ormai. Diede dello stronzo a Carlini, giusto per schierarsi con Clara.

Ho una calzamaglia! – rispose Clara, arrossendo un poco – Non mi si vede proprio niente!

Beh – aggiunse Carlini, ancora mezzo ubriaco per il pranzo – però io posso immaginarmelo.

Volò qualche insulto, poi i tre parlarono un po’ di tutto, soprattutto Sara e Clara… Sara chiedeva dei consigli a Clara, visto che anche lei aveva viaggiato tanto, anche in compagnia dello stesso Carlini… cosa indossi quando fa così freddo… cosa usi per cercare casa, lavoro, procurarti i soldi per vivere, e tutte quelle domande che si fanno quando ci si deve preparare per un’avventura che sembra sempre più grande di te, ma che poi si rivela essere nient’altro che un pezzo di vita migliore di quella degli altri.

Carlini stava ad ascoltare, e immaginare, e pensare… si figurava le due ragazze che parlavano nude, di fronte a lui, con quella nonchalance, e chissà che capezzoli, che ci aveva, Sara… e che fichetta, che ci aveva… quanto sarebbe stato bello vederle entrambe nude, l’una accanto all’altra… tutta quella chiarezza, tutto quel candore… e quelle forme…


Per Capodanno Carlini era stato invitato ad una festa in casa di un suo amico. Mangiare, bere, mangiare, bere, bere, bere, e mangiare di nuovo. Non sarebbe stata male, come cosa, anche se forse non ci sarebbero stati i presupposti per fare troppe stronzate… a parte lui, erano tutti in coppia. Ci sarebbe stata la moglie dell’amico, poi la sorella col ragazzo, e la cognata col marito, e l’amica col compagno, e il cugino con la nuova ragazza… Carlini sarebbe stato l’unico a presentarsi solo, ma che ci poteva fare? Si sentiva solo, aveva preso coscienza della sua situazione… aveva speso otto anni da fidanzato, prima con una ragazza, e poi con Clara. Non è che avesse problemi di donne. Aveva problemi nel mantenersele. Si stancava facilmente e si sceglieva donne che si stancavano facilmente. Altrimenti non si divertiva. Non gli piacevano, le altre.

Due giorni prima di Capodanno Carlini era uscito di casa semi nudo. Si era scordato di lasciare la spazzatura fuori dalla porta di casa sua, e se non voleva che la roba gli si marcisse in casa, doveva fare alla svelta. Il camion della spazzatura era all’inizio della sua via.

Bestemmiò, s’infilò un paio di jeans senza neppure mettersi le mutande e corse scalzo di fuori, senza pensare troppo al fatto che quel giorno faceva un freddo polare. Bestemmiò di nuovo e s’infilò al volo sotto le coperte, levandosi i jeans e lasciandoli appallottolati sul pavimento.

Si prese un colpo d’aria che lo lasciò a letto per tutto il giorno e anche per tutto il giorno dopo. Era solo, nessuno sapeva che s’era ammalato e le forze per andare dal medico non se le sentiva, così evitò di muoversi.

In un primo momento decise di aspettare la morte, inerte, nel suo letto. Pensò di scrivere un piccolo testamento, ma non aveva niente da lasciare, oltre a non avere nessuno a cui lasciare la sua roba, così se ne sbatté i coglioni e rimase a letto, sofferente. Allora decise di prendere il telefono e avvertire il suo amico. Non sarebbe andato a casa sua per festeggiare l’anno nuovo. Non c’era niente da festeggiare, ma questo non glielo disse. Gli disse solo che stava troppo male, e che se doveva crepare, avrebbe preferito morire sotto le coperte del suo letto.

Sei il solito catastrofista – gli rispose l’amico.

Fatalista – lo corresse Carlini – sono un fatalista. Le cose vanno bene, oppure male.

Poi però, vedendo che non si decideva a morire, riprese il telefono e scrisse sia a Sara che a Clara. Lo avevano eccitato troppo, qualche giorno prima, quando le vide insieme da sole di fronte a lui, e pensò di avvisarle del fatto che lui sarebbe rimasto in casa per l’ultima notte dell’anno… disse loro che se non avevano un posto in cui festeggiare, sarebbero potute andare da lui.

Impossibile che accettino entrambe – pensò – perché di sicuro avranno già preso qualche impegno, ma se accettano di venire, è perché vogliono scopare.

Così raccolse le forze e andò in cucina a prepararsi uno zabaione con tre uova.


Quando arrivò Sara, trovò Clara seduta sul divano. All’ingresso di Sara, Clara rivolse lo sguardo a Carlini. Era uno sguardo interrogativo.

Alla fine – disse – siete venute tutte e due! – fece Carlini ignorando lo sguardo di Clara e andando a salutare Sara.

Le ragazze si salutarono freddamente… erano imbarazzate… sapevano entrambe cosa pensavano nelle loro teste. Tutto era palese.

Ma Carlini si era già studiato come affrontare la situazione. Quando aveva ricevuto un messaggio di conferma sia da parte di Clara che da parte di Sara, la sua mente si scrollò di dosso i torpori dell’influenza e riazionò i motori a pieno ritmo. Il piano per iniziare l’anno nuovo nel migliore dei modi era perfetto.

Iniziarono a mangiare. Aveva chiesto a entrambe di portare qualcosa per la cena, così lui non sarebbe dovuto uscire per fare la spesa. Erano gentili, le ragazze… avevano cucinato. Erano simpatiche, in gamba, ma soprattutto erano belle. Erano due bellezze rare, Carlini lo sapeva, ed erano entrambe lì, per lui. Solo per lui.

Dopo il brindisi di mezzanotte, i tre iniziarono a bere. Dopo qualche ora, le due ragazze incrociarono lo sguardo e ad entrambe sfuggì un piccolo risolino malizioso…

Per Carlini era solo una questione di tempo. Il piano stava funzionando.

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