L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

LA VALLE DELLA LUNA

 

«Ma allora – chiese l'amico Federico a Marco, seduto su un comodo sofà in pelle color avorio – vi si è rotto il tangone? Come diavolo avete fatto a rientrare senza usare lo spinnaker

«Dopo che ci siamo messi in viaggio, fin da quando eravamo a Solenzara, abbiamo visto che il tangone non ruotava perfettamente. Le cime per controllarlo erano sempre più dure, ma non riuscivamo a capire perché. Arrivati alle Bocche di Bonifacio, abbiamo deciso di attraversarle per poi ormeggiare la barca a Castelsardo e farla riparare direttamente lì, in modo da poter visitare anche quella zona.

Il mare, ovviamente, era già leggermente mosso, visto il vento di Maestrale che soffiava già da alcuni giorni, ma nessuno si aspettava che nelle Bocche fosse così forte; l'albero maestro ciondolava pericolosamente, ed iniziammo allora ad avere paura del mare, che sembrava veramente arrabbiato!»

«So che vuol dire, non ti preoccupare; anche a me è capitato di navigare col mare molto mosso, ma il tangone... Come si è rotto?»

«Scusate – interruppe allora Francesco – ma mi dite cos’è il tangone per favore?»

«È quell’asta – rispose Federico – che sostiene lo spinnaker, la vela di poppa, e che è agganciato all’albero maestro.»

«Ok, grazie; scusate l’interruzione.»

«Senti un po’ – riprese allora Marco – come si è rotto. Stavamo per attraversare lo stretto quando all'improvviso un'onda ha letteralmente travolto la barca. L'acqua aveva invaso il ponte – d'altronde la mia è una barca relativamente piccola; otto metri e dieci, con quel mare lì, ha per forza dei problemi – e l'unica maniera che avevamo per non finire in acqua pure noi era tenerci alle cime.

La nostra sfortuna fu di esserci aggrappati tutti a quella che governa il tangone – quella che, come ti ho detto, sembrava già danneggiata – e a quel punto completammo l'opera. La cima si strappò dal morsetto che la teneva agganciata a poppa, e noi tre volammo via, agganciati tutti alla fune, ma finendo di rompere il tangone

«Quindi eravate direttamente agganciati a lui! Ci credo che si rompe!»

«È quello che ci ha fregati! Era stata una vacanza ottima, quella che avevamo appena trascorso in Corsica, e proprio quando era giunto il momento di visitare la Sardegna, ecco che si mette in mezzo la sfortuna e mi si rompe la barca!»

«Vi è andata davvero male! Ma poi, come avete fatto a tornare ad Alghero? Cavolo, siete rimasti fuori parecchie settimane in più del previsto! Dove siete finiti?»

«Ascolta bene, perché ora inizia il bello. Dopo aver passato una notte d'inferno per essere finiti nel mezzo di una tempesta che non avevo mai visto – e che spero di non vedere mai più – senza spinnaker e con l'aiuto della sola randa, la grande vela triangolare di prua – spiegò Marco con tono didattico rivolgendosi a Francesco – fortunatamente, circa un'ora prima dell'alba, il vento si è calmato, e ci ha permesso di usare il motore per metterci sotto costa, dove il vento è meno violento. Praticamente siamo rimasti in balìa delle onde tutta la notte, cercando di mantenerci in costante navigazione ma percorrendo pochissime miglia.

Fortunatamente, però, ci siamo accorti di aver superato il punto critico delle Bocche di Bonifacio e di essere molto vicini alla costa sarda; e questo ha attenuato la nostra preoccupazione. Ad un certo punto, superata un’alta scogliera, ci ritrovavamo di fronte ad un vero e proprio paradiso terrestre: delle pareti rocciose alte decine di metri – forate nelle loro parti più alte da grotte che sembravano piuttosto profonde – facevano da contorno ad una spiaggia luminescente e bianca, dietro la quale c'era solo della natura incontaminata. Secondo la carta nautica non eravamo ancora arrivati a S. Teresa di Gallura ma, sebbene vi fossimo molto vicini, decidemmo di scendere in quel luogo che non era nemmeno segnato sulla carta, e di riposarci dalle fatiche appena passate, ristorandoci con un bel bagno in quella spiaggia deserta e mangiando i viveri che ci erano avanzati dal viaggio di due giorni, da quando salpammo da Solenzara.

Ormeggiata la barca sotto costa, con l'intento di riprendere la navigazione dopo qualche ora, prendemmo il canotto e ci avvicinammo, con panini, acqua ed asciugamani, in quella spiaggia favolosa. Allora ci sdraiammo, ci addormentammo e, quando ci risvegliammo, ci accorgemmo che quella era una spiaggia per niente sconosciuta.

Un gruppo di ragazzi e ragazze, completamente nudi, muniti di chitarre e di spinelli, suonavano e cantavano canzoni rock anni ’60 e ‘70. Una coppia, a qualche metro da noi, faceva liberamente l'amore accanto ai nostri zaini, mentre un altro gruppo di quattro o cinque ragazze si faceva il bagno, sempre rigorosamente nude.»

«Che fortuna che si sia rotto il tangone, eh? – disse Francesco, finalmente realmente interessato al racconto – E non ne hai portato a casa neanche una, di tutte quelle ragazze?»

«Beh, non è che ci siamo trattenuti lì venti giorni senza conoscere nessuno!»

«Siete rimasti venti giorni lì? Ma scherzi? E cosa mangiavi?»

«A qualche chilometro c'è S. Teresa, e noi avevamo ancora i soldi che avremmo dovuto spendere a Castelsardo per aggiustare la barca, ormeggiarla al porto e fare la spesa! Compravamo la roba a in un supermercato lì vicino.»

«Racconta allora, son proprio curioso di sapere chi erano quelli là! Erano tipo figli dei fiori?»

«Esatto! – rispose Marco, sollevando le sopracciglia in segno di affermazione – Si trovano lassù gli eredi dei vecchi Hippies che, col cambiamento della società, una società che non li ammetteva più e che li riteneva persone “di dubbia moralità”, come si suol dire, hanno deciso di vivere e stabilirsi in un posto quasi a tutti sconosciuto, e in cui nessuno può disturbarli. D'altronde loro vivono secondo la regola di non rompere le scatole a nessuno – finché nessuno le rompe a loro, sia ben chiaro – e per ciò si sono creati un loro ambiente che hanno poi battezzato “Valle della Luna”.»

«Un bel nome, per essere un posto abitato da gentaglia come quella! Ma voi non siete rimasti proprio lì, giusto? Vi sarete certamente rifugiati in qualche posto lontano da loro, spero!»

«Per niente. Mentre vedevamo tutte quelle persone nude che si facevano il bagno, cantavano, fumavano e bevevano, si avvicinò un tipo sui trenta o quarant'anni, che ci chiese se avessimo avuto qualche problema con la nostra barca, ormeggiata lì di fronte. Noi avevamo un certo timore, visto come si era rapidamente popolata la spiaggia di quelle strane persone, ma gli risposi di sì; gli spiegai che la nostra barca aveva avuto un problema al tangone, e avremmo dovuto ripararla a giorni, per poi fare rientro ad Alghero. E indovinate un po’? Ci disse: “Hey ragazzi, siete nella Valle della Luna, qua, mica in un posto qualunque! Se mi date un paio di giorni, ve la sistemo io, la barca. Jenny! – gridò rivolgendosi ad una ragazza che si trovava alle sue spalle, parlando con altre due ragazze – dai da bere a questi miei amici! Forza ragazzi, andate a prendere qualcosa con Jenny; alla barca ci penso io”. Un po’ spaventati da quel comportamento assolutamente inaspettato, e molto preoccupati che quello strano tipo ci potesse fregare qualcosa dalla barca – se non la barca stessa – facemmo le persone educate e fintamente sospettose, così seguimmo la bella Jenny.»

«Pazzi! Fidarsi di uno così è una cosa da pazzi!»

«Era tutta la circostanza – rispose Marco sorridendo – in realtà, ad essere una cosa da pazzi! Ma aspettate, perché il bello deve ancora venire! Jenny ci portò in una grotta dove si trovavano, sedute o coricate, almeno altre venti persone, e ci presentò a loro come “suoi amici” – sebbene non avessimo mai visto nemmeno lei – e tutti ci salutarono e si presentarono, offrendoci parecchio vino, birra e roba da fumare. Insomma, ci trattarono come se fossimo tre dei loro.»

«Ma erano tutti nudi?» Chiese Francesco, seriamente incuriosito.

«No, non tutti, solo alcuni. Ma noi eravamo ormai immersi in quella realtà. Capivamo che non sarebbe stato quello il giorno della nostra partenza anche perché Alfred, il ragazzo che si era proposto di ripararci la barca, si rivelò un grande manutentore ed intenditore di barche a vela.»

«Ma sul serio? Ve l’ha riparato lui, il tangone

«Ebbene sì! Quando scendemmo, dopo diverse ore che eravamo dentro quella grotta, ci disse: “Ragazzi, avete combinato un bel casino qui eh? Maestrale forte, scommetto. È una bestia qui nelle Bocche di Bonifacio; per fortuna la “Valle” è riparata e si sta bene, e poi comunque le grotte sono posizionate abbastanza bene. Ad ogni modo, non vi preoccupate; qui c’è spazio per tutti, se vorrete farci compagnia per il tempo in cui vi sistemo tangone e spinnaker, noi ne saremmo contenti. Ma mi ci vorrà almeno una settimana di lavoro”.

Allora gli spiegammo che avremmo potuto aiutarlo anche noi, sebbene non fossimo stati in grado di riparare la barca da soli e lui, con estrema disinvoltura, ci rispose: “Beh, chiaro! Non avrete pensato mica che ve l’avrei riparata in una settimana da solo! Come vedete gli strumenti a mia disposizione non sono i più tecnologici, e ho assoluto bisogno anche di voi!»

«Ma com’è che vi sapeva aggiustare il tangone, quello là?»

«Alfred era il figlio di un ricchissimo armatore, ma è fuggito di casa quando aveva ventun anni, e non è mai più tornato. Però aveva già acquisito una grande conoscenza riguardante la costruzione ed il funzionamento di barche a vela, avendo partecipato col padre a diverse regate in ogni parte del mondo.»

«Ed è fuggito di casa, nonostante la ricchezza del padre?»

«Sì, beh, vedi, loro erano quasi tutti figli di persone ricche o benestanti che hanno capito che i soldi non facevano la felicità, specie se li allontanavano dalla libertà di fare ciò che si vuole.»

«Ma coi soldi puoi fare ciò che vuoi!»

«Loro – spiegò pazientemente Marco, scuotendo la testa – volevano essere completamente sciolti da ogni dovere morale, e anche se potevano permettersi, finanziariamente, quasi tutto, la vita non gli garbava perché si sentivano legati dalla morale che gli veniva insegnata. Insomma, loro adesso vivono liberi nella “Valle della Luna”, e rispettano la sola legge di non disturbare nessuno, avendo la possibilità di fare tutto il resto. Non ci sono leggi religiose o morali lassù. E questa, sebbene possa sembrare una brutta cosa, è invece veramente bella, ma lo puoi dire solo dopo averla provata.»

«Ma scusa, voi tre vivevate come loro? E poi in quanto tempo, questo Alfred, ti ha aggiustato la barca?»

Francesco faceva una domanda dietro l’altra a Marco; era totalmente affascinato dalla straordinaria avventura del suo amico.

«Sì, diciamo che non è difficile ambientarsi in un mondo in cui non devi far nulla. Alfred ha riparato il tangone in poco meno di una settimana. Era un tipo veramente abile.»

«Ma voi non vi trovavate un po’ a disagio, in mezzo a quei pazzi?»

«Beh, in realtà ho instaurato un bellissimo rapporto con Jenny, la ragazza che ci ha presentato il gruppo, e quindi son voluto rimanere lì. Gli altri due miei amici si sono trovati benissimo lassù; ed infatti loro non hanno mai fatto rientro a casa!»

«Ma scherzi?»

«Per niente. Loro sono ancora lì; io sono rientrato solo per un motivo.»

«Quale?»

Un rumore di porta, a quel punto, si sentì provenire dall’andito che portava al bagno e Marco, a quel punto, girandosi disse:

«Jenny, puoi venire un attimo? Ti presento due miei amici!»

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