L'Uomo Arancia

Letteratura d'assalto. In crisi. Dal 1989

A VOLTE SCHIZZA

"Eccoci qui, di nuovo soli...".
Che incipit, che vi metto... che citazione... non ve lo dico, da dove è presa. Chi segue questo blog dovrebbe arrivarci. Se non ci arriva, dovrebbe leggerci di più. È tutto.
Sì, lo so che alcuni di voi si aspettavano una poesia, anche oggi. Eh, ma è così. Ogni tanto vi sbattiamo in faccia un discorso, uno sfogo, un'arrabbiatura contro il mondo e la vita così, giusto per restare bene agganciati alla realtà. Funziona così dappertutto... le soprese sono sempre dietro l'angolo, la vita è imprevedibile, e il mondo a volte sembra girare al contrario... senza regole... niente, nessuna regola... proprio come qui. Quasi.
Questo spazio, lo spremiagrumi, per noi de L'uomo arancia è molto importante, sapete... è vero, scriviamo poesie, pubblichiamo libri, sì... ci impegniamo, in quello che facciamo. L'avrete notato. Se non foste d'accordo probabilmente evitereste di perdere il vostro tempo nel leggere quello che scriviamo, quello che pensiamo. Ci impegniamo sempre, nella scrittura. Per noi è una cosa seria. Ma sapete com'è... c'è bisogno di una via di fuga. Non per utilizzarla, no... ma un piano B ci vuole sempre, a parer mio. Sapere che esiste. Sapere che oltre a quello che si fa esiste qualcos'altro, lì fuori... lì accanto, una cosa semplice, facile da raggiungere, da prendere... ci vuole. Alimenta la speranza, aiuta la vita... agevola la respirazione...
Ho appena litigato con la mia compagna. Mi son buttato subito sul pc. Sapevo che era il momento giusto per riempire questo spazio. Non una poesia... no. Troppo nervoso, per scrivere una poesia. Ah, non vorrei fare come quei "poeti", che sono sempre sedicenti tali, che pubblicano su internet solo perché tanto non costa niente. Siamo per il rispetto nei confronti della letteratura, e anche se nessuno ci legge (a parte te e qualche altro, ma ti giuro, siamo in pochi, qui dentro), noi cerchiamo di fare le cose con arte.
Vi racconto una cosa... ci abbiamo una poesia in serbo, per il blog... ah, leggerete, leggerete sicuramente. La pubblicheremo presto, vedrete... una cosa che mi è successa da poco. Poi vi dico del litigio con la mia compagna, ve lo prometto, ma adesso lasciatemi raccontare questa bellissima cosa. Perché io la trovo davvero divertente!
Certe persone sono fenomenali... non sanno che cosa cazzo farsene, loro, del tempo. Direte, perché, tu credi di usarlo molto meglio degli altri, scrivendo su questo blog? Oh, avete ragione, mica vi do torto, io. Ma almeno lo ammettete o no che qui, quello che si pubblica, segue una certa concettualità? Lo ammetterete... sarete d'accordo. Siete i nostri lettori, da parte nostra avete davvero tutta la nostra stima. Perché se ci leggete significa che avete una certa sensibilità. Non tutti leggono poesie, così come non tutti le scrivono. Sì, lo so a cosa state pensando... sono più quelli che le scrivono che quelli che le leggono. Forse siamo d'accordo. Ed è vero anche che molti che dovrebbero scrivere per i cazzacci loro (lasciatemi dire la mia), prima di pubblicare dovrebbero leggere, leggere molto, all'infinito, per farsi almeno un'idea di come si dovrebbe scrivere una poesia che abbia una qualche attinenza con lo spirito artistico che, al contrario di quello che loro pensano, non possiede chiunque.
Riguarda un tizio, questa poesia... ma io ve la metto qui dentro, sapete? Fanculo alla routine! Tenete! Si intitola Un poeta. Fa così.

Non è lui
a definirsi poeta
Lui si limita
a dire che sono gli altri a chiamarlo così
Mostra
la sua maschera come biglietto da visita
dice
delle frasi studiate ad effetto
per attirare la gente
interessata ai poeti

Veste strambo cosciente di farlo
è il pseudo intellettualoide dell'era dell'universalizzabilità comunicativa
Lui parla
e straparla
atteggiamento giocoso e fintamente distaccato

Non è lui, a definirsi poeta
ché con se stesso non ha bisogno di parlare
Sono le sue parole
a renderlo tale
anche se al momento
però
non sono comparse in nessun verso.

Capite cosa intendo, no? Siamo onesti, certe persone fanno un po' incazzare, agli inizi, ma poi le si riesce a trovare davvero divertenti. E sapete quanti ce ne sono, di individui così? Persone che si interessano solo a quello che vuole la gente, che pensa la gente, e che alla fine non fa un cazzo di quello che dovrebbe fare per diventare quello che vorrebbe essere? Oh, ce n'è un fottìo, lo saprete anche voi... meglio di me, molto probabilmente. Ce n'è un numero incalcolabile!
Mi è capitato di vedere anche un'altra cosa molto divertente, sempre di quest'ambito... ero su Facebook, che girovagavo in cerca di qualcosa di divertente. Perdere tempo, mi capita spessissimo, a me... pensare, non si può mica stare sempre a pensare. Stessa cosa lavorare. Non sono uno di quegli appassionati al lavoro, avidi di guadagni... insomma, preferisco starmene a fare gli affari miei, più che lavorare per gli affari di qualcun altro. Da vivere me lo guadagno lo stesso, e tanto mi basta. Ma torniamo a noi. Che la gente non mi piaccia, voi che leggete lo spremiagrumi, l'avrete capito. La frequento per ovvi motivi, sì, ma non mi piace. Quindi, se proprio non è per cause necessarie, preferisco non frequentarla e rimanere rintanato in casa.
Comunque, dicevo... stavo su Facebook quando a un certo punto mi capita di scoprire una discussione animatissima avvenuta all'interno di uno di quei gruppi letterari... gruppi che io frequento giusto per curiosità, per vedere cosa legge la gente, cosa dice relativamente alla letteratura, alla poesia... pura curiosità, sapete... in questo gruppo - che non vi raccomando, anzi, io vi voglio un gran bene, per essere lettori del blog su cui scrivo, e vi consiglio caldamente di evitarli perché rischiate davvero di farvi il fegato amaro - in questo gruppo, ora cerco di venire al punto, trovo un post che diceva un qualcosa tipo "svelato il mistero delle manipolazioni nelle classifiche di Amazon". Non lo riporto con le parole che ha usato il tipo, non me le ricordo, ma era una cosa del genere. Subito sotto ho visto un dibattito di non so quanti, se trenta, o cinquanta commenti, il cui ultimo commento, quello visibile, era "sto andando a denunciarla per infamia", scritto dalla persona che ha postato l'articolo.
Ho trovato la cosa interessante, e sghignazzando mi sono aperto i vari commenti. La storia, non la faccio troppo lunga, riguardava un tale che ha commentato il post chiedendo di non sparare stronzate a quello che l'ha pubblicato. La protesta si basava sul fatto che Amazon le classifiche non le manipolava affatto, e a questo commento è scattata la risposta del tizio che aveva postato l'articolo infamante, il quale chiedeva per quale motivo non bisognava credere a questa notizia. Il commento, abbastanza tranquillo, diceva una cosa sensata. Amazon non va certo ad occuparsi di autori emergenti o di libri che comunque non contano un cazzo, e lì è partita la minaccia di denuncia, che si è fra l'altro protratta per una ventina di commenti, quasi in modo compulsivo. Era tutta una serie di "ma io la denuncio!", "la denuncio subito", "un attimo, mi metto le scarpe e la denuncio", "aspetti solo un momento, sto chiedendo dov'è la caserma"... insomma, una sana commedia stupida e beota.
A quel punto io mi volevo godere la cosa fino in fondo e ho aperto l'articolo. Che non era un vero e proprio articolo. Era un post. Un post pubblicato sul blog del tizio che l'aveva condiviso su Facebook e che, meraviglia delle meraviglie, intitolava il blog "Lo scrittore Pinco Pallo", con tanto di foto in occhiali da sole e capigliatura curata in maniera spettacolare, coi soliti riflessi del tramonto e cazzi vari.
Ovviamente Pinco Pallo (giuro, non ricordo come si chiamava, altrimenti vi posterei subito il link a quell'"articolo", che era davvero esilarabte) non aveva scritto che quel libro di cui tanto ne esaltava le qualità, e pubblicamente giustificava il fatto di non avere avuto la briciola di una soddisfazione per via di un boicottaggio di Amazon "in favore delle grandi lobby editoriali che si sentivano minacciate dalla visibilità di un autore emergente".
Ma che meraviglia, raccontarvi di queste cose... siamo qui, in famiglia, al caldo... non è spettacolare? Dite la verità! Lo diceva, Bukowski, che la gente è lo spettacolo più bello del mondo, ed è pure gratis.
Io adesso, giuro, non ricordo perché vi ho parlato di queste due scene. Sono quasi le tre del mattino, io sono seduto qui, in silenzio, con la lampada sopra che mi illumina la tastiera e la notte fuori che si fa fredda, ma tersa... ricordo che vi volevo parlare della discussione che ho avuto con la mia metà. E così faccio. Poco senso, insomma, lo so, lo ammetto, ma che cazzo, non è un libro, questo qui. Prendetelo come una chiacchierata fra amici, senza troppo stress... troppi limiti di decenza...
Lei mi ha fatto incazzare dicendo che se fosse piena di soldi continuerebbe a lavorare perché una vita passata senza fare niente dev'essere penosa. Cazzo, ditemi di tutto, veramente, io posso accettare quasi tutto ciò che mi viene detto, anche le idee più bizzarre, ma questo no. Eh, no, cazzo... poi dalla mia compagna, che mi dice una cosa del genere, lo accetto ancora di meno, io! Ma scherziamo? Ve lo ripeto, vi ripeto la frase che mi ha detto, perché penso che si faccia veramente fatica a crederci. La mia compagna mi ha detto che se fosse piena di soldi continuerebbe a lavorare perché, secondo la sua visione, una vita trascorsa senza fare niente dev'essere penosa.
Hai ragione, le ho detto io! Hai ragione, faccio. Una vita passata seduti davanti alla TV farebbe schifo anche a me. Ma non pensare che chi non lavora non faccia niente. Cosa significa non fare niente? Non lavorare è una cosa, non fare niente è un'altra! Uno deve pur sapere dove andare a parare... voglio dire... se a una persona piace fare qualcosa, la potrà fare a tempo pieno, se non ha bisogno di lavorare per vivere!
Ah, mi fa lei, ah, ma se a me piace leggere, dice, io una vita passata a leggere non la posso neppure immaginare.
Lì è partito l'embolo. Lì mi sono incazzato. Vi spiego... la mia compagna è una libera professionista, una di quelle che si definirebbero "donne in carriera", una che di strada, nel suo campo, ne ha fatta, e anche soldi, diciamo che le stanno andando bene gli affari, ecco... non mi lamento... io, uno straccione squattrinato che lavora il tanto giusto per comprarsi la pasta, il vino, ma lei no, no...
Fatto sta che mi sono girate le palle. Non tollero ragionamenti stupidi atti solo all'ottenimento di una sperata resa del proprio avversario. Io mi rafforzo, quando gli altri si sentono abbattuti. Colgo l'occasione per liberare quello che ho dentro, son partito a razzo. Si sa bene, non ci si può sempre controllare in tutto. A volte schizza.
Cosa ti piacerebbe fare, a te, le faccio... cosa ti piace fare? Viaggiare? Sì? Vietnam, Tailandia, Perù? Sì? Bene, puoi farlo. Non solo, ma puoi anche stare in ogni posto per quanto vuoi. Ti piace leggere? Perfetto! Avrai tutto il tempo che vorrai per farlo! Poi? Cos'altro ti piace? Recarti in ufficio, di tanto in tanto, per vedere come lavorano i tuoi dipendenti? Meraviglioso, puoi fare anche quello! Ma cazzo, non dirmi che vorresti lavorare! No! Quello non te lo perdonerei mai! Lavorare... cosa significa, lavorare? Qui, oggi, in questa merda di Europa, ché dell'America e dell'Australia non ne parlo neppure, ché altrimenti qua non la finisco più, ma dico, in quest'Europa fottuta, lavorare, non è che servire! Ti piace servire? Ti piace fare la serva? Dici di essere un capo... dici di essere un'imprenditrice, una donna d'affari, una manager, sì... per cosa? Servi! Non pensare di fare altro! Servi! Chi lavora rende un servizio! Niente di più! Sei una serva di merda, una serva della società esattamente quanto lo è un operaio di fabbrica! Uno schiavo! Schiava! Schiavi! Tutti schiavi, siamo, qui! Pensavi di essere qualcosa di diverso? Credi che avere la tua azienda sia sintomo di libertà? Sia qualcosa che ti distanzia dai tuoi dipendenti? Schiavi, tutti quanti! Cosa fa, la tua azienda? Rende dei servizi! Sei un agricoltore? Un pescatore? Un cacciatore? No? E allora sei necessariamente un servo! L'unico settore economico in cui chi lo esercita mantiene quella libertà che è concessa agli esseri viventi è il settore primario! Caccia! Pesca! Agricoltura! Allevamento! Quella gente lì si può ritenere libera perché il frutto del suo lavoro se lo mangia! Non c'è una persona che viene servita dal loro lavoro, a parte loro stessi! Vuoi forzare la cosa? Tanto lo fai sempre, a cercare congetture assurde nell'assurdo! Vuoi dire che loro sono servi di loro stessi? Hai questo coraggio? No? Bene, bene! Un po' di buon senso, finalmente! Obietti? Cosa dici? Che allora anche i medici sono dei servi? Certo! Con la differenza che il loro "servizio", se lo vuoi proprio chiamare in questo modo terribile, salva delle vite! I medici salvano vite! La loro conoscenza, in quanto medici, verrebbe messa in pratica anche gratis! Un medico che si rispetti, una vita, la salverebbe anche gratis! Loro non si spezzano la schiena per cose inutili come te e me! Come il 98% della gente! No, per niente! Siamo tutti servi, dici? Se siamo tutti servi? Eccome, bella mia! Eccome, se lo siamo! È l'economia del 2000! Il capitalismo! Aggiungici l'abitudine al consumismo, e due più due farà sempre quattro!
Lei ascoltava mugugnando e col muso lungo, con le braccia conserte e lo sguardo incazzato, ma io continuo. Eh no che non me le deve dire, certe cose! Lo sa bene, lei!
Siamo tutti servi, in questo posto qui, ma i servi si dividono in due categorie. Quelli che non sanno di essere servi e che ritengono il loro lavoro come primaria fonte di soddisfazione, di autostima, di orgoglio, e quelli che invece sanno di dover lavorare per tirare avanti. Ci sono quelli che lavorano per l'azienda, sogno di ogni fottuto imprenditore al mondo, e quelli che lavorano con la coscienza di volerlo fare, ma che appena escono dal posto di lavoro si proiettano nella loro vita anelati per la frenesia di non poter perdere un altro secondo del loro tempo! Per fare quello che vogliono!
Ho capito, mi fa.
Hai capito? Ma io continuo! Ormai ci sono! Son partito, non mi fermo mica più! Ora continuo e te lo faccio capire dieci volte, io, quello che ti sto dicendo! Cento volte, lo capirai, tu, adesso! La gente che mi prende per fannullone, la gente che dice che non ho voglia di fare un accidente... si fottano! Ho sprecato occasioni per fare carriera, dicono! Carriera? Ma porca puttana, è possibile che nessuno si renda conto che il fatto di fare carriera non renda più liberi dell'ultima ruota del carro di un'azienda? Anzi! Le persone che fanno carriera come te, le ho detto, giusto per andare in fondo alla questione, le persone che fanno carriera spesso hanno addirittura meno tempo per loro stesse rispetto a chi, come me, carriera non ne vuole fare! Io sono cosciente di essere un servo per otto ore al giorno! Io sono cosciente di dover servire delle altre persone, per poter mangiare! E finché non sarò in grado di essere libero come dico io, sarà una bella merda!
Ma sotto questo punto di vista che hai, mi fa, nessuno potrà mai essere libero! Chi sarebbe libero? Se sono tutti servi a parte gli agricoltori, e i cacciatori, e i pescatori, e i pastori... chi sarebbe libero? Tutti danno dei servizi!
I medici! Le dico subito, senza neanche doverci pensare. Li abbiamo nominati due minuti fa!
Va bene, i medici! E perché sarebbero liberi, i medici?
Facile, rispondo! Quello che fanno ha un valore vitale per il mondo, per l'umanità, sono degli eroi! Quello che fanno lo farebbero a prescindere, e non chiedono niente in cambio! Li si paga, perché è giusto così, ma lo farebbero anche gratis! Vedi Céline (a proposito, visto che sei arrivato fino a qui, a leggere, l'incipit è di Morte a credito di Céline). Lui lavorava nei quartieri poveri come medico, e lo faceva gratis perché, chi fa il medico, ha delle conoscenze che metterebbe in atto pure gratis!
Ok, dice. Allora aggiungiamo 'sti cazzo di medici alla truppa degli uomini liberi. Solo loro! Gli altri? Servi?
No, faccio io, colto da un'illuminazione subitanea. No per niente! Sono liberi tutti quelli che farebbero anche gratis ciò per cui vengono pagati al lavoro. Perché è una loro necessità! Perché lo fanno per loro, e non per gli altri! Perché se non facessero quello che fanno, starebbero peggio con loro stessi! Capisci la differenza?
Ti amo, mi fa.
No, ora lasciami continuare a spiegare...!

E mica mi fermo così, io...

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